IN QUESTI GIORNI SI FESTEGGIANO I 100 ANNI DELLA RADIO

La radio ha una lunga storia, che parte dalla scoperta dell’esistenza delle onde elettromagnetiche da parte del fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz (1857-1894). L’invenzione della radio è frutto di una serie di esperimenti tenuti alla fine dell’Ottocento che dimostravano la possibilità di trasmettere informazioni tramite le onde elettromagnetiche ed è legata a due nomi in particolare: l’italiano autodidatta Guglielmo Marconi (1874-1937) e il fisico russo Aleksandr Stepanovič Popov (1859-1906). Entrambi, negli stessi anni, lavorarono alla realizzazione e messa a punto di uno strumento analogo, in grado di inviare e ricevere segnali a distanza.

Il primo a costruire un ricevitore per captare le onde radio che circolano liberamente nell’aria è stato Popov, tra il 1895 e il 1896. Il 10 dicembre 1909, a Stoccolma, Guglielmo Marconi riceve il premio Nobel per la fisica, condiviso con il fisico tedesco Carl Ferdinand Braun. La motivazione della Reale Accademia delle Scienze di Svezia recita: “A riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”.

Il 23 febbraio 1920 in Gran Bretagna vi fu il primo regolare servizio radiofonico della storia, e nel 1922 viene fondata quella che ancora oggi è la più antica stazione radio tuttora esistente al mondo, la famosa BBC (British Broadcasting Corporation). In breve tempo, la radio si diffonde in maniera così rapida che negli Stati Uniti già nel 1922 si contano ben 187 stazioni.

In Italia il 27 agosto 1924 nasce l’Unione Radiofonica Italiana (URI), con sede a Roma, e la prima trasmissione radiofonica avviene il 6 ottobre. È un programma ancora scarno, composto di musica operistica, da camera e da concerto, di un bollettino meteorologico e notizie di borsa.

Con un regio decreto, in data 1° maggio 1924, fu definito il contenuto delle filodiffusioni: teatro, notizie, conversazioni, concerti. Nel 1927 l’URI diventa EIAR e lo Stato Italiano le affida in concessione esclusiva le trasmissioni radiofoniche.

Fino al 1974 nel nostro Paese, la radiodiffusione rimane ad esclusivo appannaggio dello Stato. Poi, nel 1974, la Corte Costituzionale consente ai privati di trasmettere localmente via cavo. Una sentenza di portata storica, che dà il via libera, in molte città italiane, all’apertura di radio private via etere. Due anni dopo, nel 1976, una seconda sentenza della Corte Costituzionale liberalizza la trasmissione via etere in ambito locale. In casa, con gli apparecchi radiofonici, si riceve sia la Modulazione di ampiezza (AM) che quella di frequenza (FM). Tutte la radio private riuscirono in questo modo a sfruttare le enormi potenzialità dell’FM.


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