Il famosissimo “Vagabond” fu creato nel 1980 tra i banchi di scuola di un liceo artistico di Brescia, da due ragazzi al quarto anno: Mario Rossi (poi divenuto un fumettista importante con lo pseudonimo Majo) e da Mauro Gilardoni. I due non guadagnarono mai un centesimo da quella immagine: l’avevano disegnata e colorata a mano su una ventina di adesivi per il Casbah, un negozio di vestiti usati ma, a loro insaputa, qualcuno rubò l’immagine e la mise in commercio.
Se ne accorsero quando ormai l’omino fricchettone stava cominciando ad apparire ovunque: “Chiedemmo spiegazioni al Casbah, ma ormai non c’era più niente da fare, eravamo troppo giovani e inesperti per farci valere”.
Si rivolsero anche a un avvocato, ma senza risultati.
E il personaggio, per tutti gli anni ’80, era effettivamente ovunque
(e non solo in Italia!).
Ha viaggiato ovunque e con ogni mezzo. Lo si vedeva nei parchetti di periferia o lungo le vie del centro, nei parcheggi delle discoteche o fuori da un concerto, sulle strade dell’anonima provincia italiana o in cammino attraverso l’Europa. E si spostava in Renault 4, a bordo di una Vespa e sulla 2 Cavalli, ma non disdegnava nemmeno il piccolo Ciao. L’importante era non rimanere fermo troppo a lungo, per mantenere il senso di un perenne peregrinare. Senza ritorno e senza una vera direzione. E alla fine si è imposto tra le icone popolari di un’epoca.
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